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Cloud Computing: siete sicuri di sapere cos’è?

Dopo più di una decade che il termine è entrato nel lessico tecnologico, si incomincia ad avere un’idea di cosa sia il Cloud Computing, ma la maggior parte delle persone comprende a fondo solo una piccola parte.

Questo perchè il termine Cloud non si riferisce ad una sola cosa specifica, ma è un concetto che racchiude molte tecnologie. Comprendere le parti che lo compongono e come queste si intrecciano è il segreto per cogliere appieno le idee dietro di esse.

Nella sua forma più semplice il Cloud Computing lo si può vedere come un modo per dismettere tutta la tecnologia usata sul proprio PC per vent’anni e lasciare che qualcun altro se ne prenda cura per noi. Il modo più semplice per capire questo è quello di pensare di affittare tale tecnologia (computer, hard disk, dispositivi di rete, software etc.) da aziende come Google, Amazon o Microsoft che li mantengono nei propri data center, invece di comprarne. In un certo senso, questo è simile ad affittare un appartamento invece di una casa tutta nostra. Invece di spendere tempo per pianificare acquisti di hardware o software, si può semplicemente passare alla parte importante del lavoro visto che la tecnologia che ci serve la “affittiamo” da chi mette a disposizione questi servizi.

 

Software al vostro servizio

Prima di smartphone, tablet, computer portatili e del Cloud, avevamo una grande scatola beige sotto le nostre scrivanie. Compravamo i software e li installavamo sul disco rigido, spesso convivendo per anni con la vecchia versione di un software, perché l’aggiornamento era costoso, sia in termini di tempo che in termini di rischi di compatibilità. Il Cloud ha cambiato tutto.

Software as a Service (SaaS) è il nome ufficiale per il software al quale si accede nel Cloud. Quasi ogni software che usiamo giornalmente ha una versione, spesso l’unica, nel Cloud. Esempi di aziende di Cloud puro includono Zendesk, Box, Slack, DocuSign, AppDynamics e la lista potrebbe continuare all’infinito.
Per il consumatore comune gli esempi di servizi Cloud più noti includono Gmail (Google Calendar, Drive, etc.), Dropbox, Spotify e Apple iCloud.

La bellezza del software come servizio, sia per il consumo “domestico” che per quello business, sta nel fatto che non è necessario preoccuparsi della manutenzione e degli upgrade del software, dal momento che il fornitore Cloud sta gestendo tutto per noi. Inoltre è possibile accedervi in qualsiasi momento e da qualsiasi computer o dispositivo.

 

Fare di calcolo

Supponiamo che non si voglia solo affittare software, ma si desideri scrivere ed eseguire i propri programmi nel cloud. In effetti molte start-up, in particolare, vorrebbero sviluppare ed eseguire il proprio software, avendo però problemi coi costi di acquisto e manutenzione di complessi sistemi informatici con potenza di CPU e spazio di memoria elevati. Ecco dove Infrastructure as a Service (IaaS) entra in gioco. Permette di acquistare soltanto l’effettiva potenza di calcolo(o spazio di archiviazione etc.) di cui si ha bisogno, pagare solo per il tempo che la si utilizza ed infine, quando non serve più, spegnere tutto.

Forse il fornitore più noto per il business in questo settore, nonchè il primo a commercializzare l’idea di infrastruttura cloud “per tutti”, è Amazon Web Services. Oggi Google, Microsoft, IBM e molti altri si sono uniti nella mischia in un mercato altamente competitivo, ma AWS ancora domina, almeno per ora.

IaaS permette alle aziende di avere un approccio molto più flessibile alle loro esigenze di calcolo. E’ enormemente vantaggioso per gestire picchi di carico di breve durata, ma spinge anche la sperimentazione e l’innovazione, visto che i modi per allocare maggiori risorse infrastrutturali non sono più problematici e costosi come un tempo. Oggigiorno una start-up ha la possibilità, grazie ai servizi Cloud, di lanciare una nuova attività senza dover fare enormi investimenti in hardware e costruire un proprio data center.

 

Mi serve una piattaforma

Il pezzo finale, e forse il meno “capito” dei tre componenti, è la nozione di Platform as a Service (PaaS).

Facciamo conto che un programmatore, od un team, voglia sviluppare qualche pezzo di software senza dover preoccuparsi dei dettagli di come amministrare un database o aggiungere più o meno server per tenere il passo della domanda di utilizzo. Il programmatore in questione potrebbe usare ad esempio l’IaaS di AWS: non sarebbe responsabile di amministrare i singoli server, tuttavia dovrebbe ancora preoccuparsi di configurarli e di farli lavorare bene insieme. Usando un servizio di PaaS è possibile, invece, beneficiare di singoli componenti preconfigurati ad alto livello di astrazione come security, storage, database, networking etc.

Prima di questo approccio i programmatori dovevano sviluppare ogni parte personalmente, un processo che poteva durare settimane o mesi. PaaS abbassa la barriera d’entrata e dà agli sviluppatori l’accesso ad un’ampia gamma di tool che sarebbe molto difficile, spesso addirittura impossibile, sviluppare da sè e daccapo.

Questo ultimo tipo di Cloud Computing diventa difficile da capire perché a volte fornitori di infrastrutture e software offrono anche servizi di piattaforma. Salesforce è un grande esempio di questo. E’ prima di tutto un fornitore SaaS, ma è anche una piattaforma. Un sacco di società indipendenti e di successo sono state costruite on top a Salesforce; tra esse citiamo Apttus, FinancialForce, Veeva e ServiceMax. Anche fornitori IaaS come Google, Microsoft, IBM o AWS offrono questo tipo di servizi ai propri clienti. Sul mercato si registrano anche offerte open source come OpenStack e Cloud Foundry.

In generale, è importante capire che PaaS, sia costruita su un servizio software, stand-alone, open source o parte di un servizio di infrastruttura, è stato concepito come una classe di servizi per aiutare i programmatori a costruire più velocemente software più efficiente.

 

L’ecosistema delle start-up

Al giorno d’oggi start-up, consumatori finali e aziende di tutti i tipi hanno un grosso debito verso il Cloud Computing. Se ci pensate le app ed i servizi più noti si appoggiano al Cloud per funzionare. Esempi illustri li troviamo in Uber, Waze, Spotify, Netflix o addirittura Pokémon GO.

Prendiamo Uber come caso esemplificativo. Uber utilizza geolocalizzazione, mappe, messaggistica SMS e pagamenti on-line. Tutte queste componenti si appoggiano al cloud per funzionare correttamente e consentire all’utente di richiedere un giro, al conducente di trovare l’utente ed alle due parti di concludere un pagamento. Anche se ora Uber è un gigante anche a livello economico, senza il Cloud sarebbe stato complicato poter realizzare un mix di funzioni così complesse tempo addietro quando l’azienda era solo agli inizi.

Il Cloud Computing fornisce un livello senza precedenti di accesso alle risorse tecnologiche che oggi diamo per scontato, ma semplicemente prima dell’avvento di questi servizi non era finanziariamente o logisticamente realistico nella maggior parte dei casi. Oggi, con il colpo di una carta di credito (o addirittura gratis, in molti casi), abbiamo accesso a qualsiasi tipo di software, risorse di calcolo senza fine ed una vasta gamma di strumenti di programmazione e dobbiamo tutto ciò alle tecnologie di Cloud Computing.

Date un’occhiata anche qui.

 

 

articolo originale: techcrunch.com

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